MFF

Made in Italy, il menswear riparte da Oriente e dalla Cina
News
Edition 98
07.09.2020
Secondo le attese dei marchi di abbigliamento presenti da oggi sulla piattaforma Pitti connect la ripresa dei consumi partirà dall’ex Celeste impero, mentre sono in difficoltà Stati Uniti e Italia Ben accolta la spinta internazionale del progetto digital del salone fiorentino

Il sentiment è unanime: la stagione maschile primavera estate 2021 sarà la più difficile in assoluto degli ultimi anni. Ma è condivisa anche la voglia di restare positivi e di fare squadra attorno a Pitti Immagine Uomo per una ripartenza del menswear Made in Italy, complice anche il nuovo progetto Pitti connect, considerato un boost per la visibilità internazionale.

MFF ha contattato una serie di espositori di marchi focalizzati sull’abbigliamento alla vigilia del loro debutto sulla piattaforma digitale del salone fiorentino che sarà svelata oggi insieme con il nuovo sito internet e che vedrà la presenza di oltre 150 brand dell’universo maschile.

Se da un lato gli imprenditori o manager a capo delle varie label evidenziano una ripresa della Cina e in generale dell’Asia dopo il lockdown, Stati Uniti, alcune zone dell’Europa, Francia e Spagna in primis, e soprattutto l’Italia sono ancora in difficoltà, con i consumi fashion che stentano a ripartire. E poi c’è il nodo legato alle consegne delle produzioni, visto che la campagna vendita maschile si allungherà a tutto il mese di settembre, con un conseguente ritardo negli acquisiti di tessuti e accessori che farà slittare i tempi di spedizione.

In attesa di conoscere gli sviluppi e i risultati del nuovo progetto online di Pitti immagine, una disamina sulla nuova piattaforma e a 360 gradi sulla situazione del mercato italiano e internazionale arriva da Nicolas Bargi, amministratore delegato di Save the duck, il brand di piumini 100% animal free che debutta con la linea total look Smartleisure, pensata per gli smartworker. «Credo che Pitti connect sarà di aiuto ai marchi e soprattutto un’opportunità molto importante per quelli meno strutturati. Noi abbiamo aderito sapendo che le iniziative digital sono importanti, ma che in futuro si tornerà di certo agli eventi fisici, perché emozione e tatto rimangono dominanti. Iniziamo la campagna vendite questa settimana con due mesi di ritardo rispetto al solito, pur con le collezioni pronte da tempo, con un’offerta primavera estate 2021 ridotta del 25%, anche se il 65% dei modelli di Save the duck sono carry over. Il mercato internazionale e la parte europea stanno reagendo meglio dell’Italia, anche perché qualche paese ha fatto solo un mese di stop. Per questo per la fetta di fatturato estero, circa la metà, l’azienda ne esce sostanzialmente indenne da questa crisi. In Italia invece l’impatto è forte e se stiamo assistendo a una nuova rinascita dei multibrand della provincia, città come Milano incentrate sul retail sono in difficoltà. L’America, per noi il primo mercato, non è ancora fuori dall’emergenza, ma per cultura appena lo sarà assisteremo a una sua ripresa veloce. Cina, Hong Kong e Corea stanno ripartendo bene, il Giappone caduto in basso nei mesi scorsi sta vivendo un effetto a v ed è ora in risalita. Francia, Spagna e Russia sono ancora i paesi esteri con le performance peggiori».

E proprio sulle opportunità offerte dalla piattaforma digital della società fieristica fiorentina ai marchi più giovani, è arrivata l’analisi di Tommaso Bencistà Falorni, anima del marchio made in Tuscany Revenant-rvnt. «Partiamo subito con le vendite su Pitti connect, con una collezione maschile più centrata di t-shirt, felpe e pantaloni. Per un marchio nato da pochi anni come il nostro è senza dubbio un ottimo strumento e per questo utilizzeremo anche la funzione di virtual showroom. Tra l’altro è molto in linea con quanto avviene già sul mercato, visto che oggi gli ordini ci arrivano anche a mezzo Instagram o sui social».

Delle difficoltà del marcato italiano ha parlato anche Andrea Lardini, patron della società di Filottrano (Ancona) specializzata nel capospalla, presente all’interno della piattaforma digital con i brand Lardini e Gabriele Pasini. «Pitti connect ci darà sicuramente un bella visibilità internazionale e per questo, vista anche la spesa contenuta, abbiamo deciso di aderire. Abbiamo già iniziato la campagna vendite sull’uomo in maniera digitale, che si allungherà per ovvie ragioni a tutto settembre e che impatterà anche sulle consegne, visto il ritardo negli acquisti di tessuti. Abbiamo studiato una proposta più contenuta nel numero di pezzi. Certo, la situazione non è facile e credo che anche per tutto il 2021 ci sarà da stringere forte i denti. In Cina ci sono dei segnali di ripresa, mentre Giappone e Corea hanno avviato una politica di forti sconti che fa perdere margini. In Italia è ancora tutto abbastanza fermo, senza contare che il segmento cerimonia è in grande difficoltà anche sul fronte maschile e che se non si dà tranquillità alla società, le persone non rientrano nei negozi».

Enrico Airoldi direttore generale di Paul&Shark, brand che esporta il 90% dei 165 milioni di euro di giro di affari 2019, ha invece messo l’accento sulle nuove modalità di vendite digitali. «Per spirito di solidarietà, anche se a nostro avviso le date ormai erano troppo avanti, avevamo aderito fin da subito anche alla fiera fisica annunciata per settembre e poi annullata. Abbiamo iniziato le vendite nei giorni scorsi e stiamo riuscendo a fissare gli appuntamenti, anche grazie ai nostri agenti sul territorio. Anche e soprattutto per gli ordini in digitale, vogliamo dare il massimo dell’assistenza a chi ricorrerà a questa modalità perché il cliente non deve sentirsi solo. La campagna vendite si prolungherà a tutto settembre e dovremo quindi fare dei lanci di materie prime al buio per non compromettere le consegne. Sul fronte dei mercati, se la Cina si sta rimuovendo e dovremmo riuscire a portare avanti anche alcune nuove aperture, in Italia soffrono tantissimo le città principali legate ai flussi turistici, mentre per esempio a New York abbiamo avuto un negozio distrutto sulla Madison avenue per gli scontri».

Positivo sul nuovo progetto di Pitti immagine anche Antonio Gavazzeni, alla guida del marchio di camicie Bagutta, con export a quota 40%.«Per noi Pitti connect è un’iniziativa utile e che ci darà un aiuto e una visibilità con i buyer internazionali e per questo, anche per spirito di squadra con Pitti, abbiamo aderito. Saremo online a fine mese e partiamo adesso con le nuove proposte per la p-e 2021, con una collezione più mirata rispetto al passato. Sarà di certo una stagione molto lenta ma siamo ottimisti e propositivi, anche perché rispetto a un paio di mesi fa qualcosa è tornato a muoversi. La Cina e l’Asia stanno recuperando meglio e anche il Giappone, dove il lockdown è stato diverso, ha buoni sell-out e non abbiamo ricevuto annullamenti o assistito a ritardi nei pagamenti».

© MFFASHION – Riproduzione riservata