Sustainability at Pitti:
Arbo
Editoriale
Edizione 100
08.07.2021
Arbo sta rivoluzionando il menswear

Sustainability at Pitti è una serie di interviste per celebrare chi sta rinnovando il mondo della moda con un’attenzione speciale verso l’ambiente. Dando voce ai designer che mettono la sostenibilità al centro del loro lavoro, speriamo di ispirare e guidare un'ondata di cambiamento nel nostro settore, aiutando tutti a impegnarsi insieme per un futuro migliore.

Chloé Pariente non era partita con l’idea di lanciare un "marchio sostenibile", è semplicemente successo, in modo naturale. Quando ha fondato la sua linea, Arbo, all'età di 20 anni, la stilista parigina autodidatta voleva piuttosto portare una nuova prospettiva di vita nel mondo dell'abbigliamento maschile.
Preoccupata dalla mancanza di opzioni tradizionalmente disponibili per gli uomini, Pariente voleva proporre alternative che fossero più divertenti, libere e mettessero in discussione le convenzioni sociali. Così, ha iniziato a giocare con i colori, i materiali e le forme, trovando così il "DNA" del suo marchio – nella creazione di abiti da uomo.


 
Giocare con i materiali l'ha portata anche a scoprire pratiche di produzione responsabili. Tutti i tessuti utilizzati nelle sue collezioni sono recuperati da altri brand che li avrebbero altrimenti buttati via. "Il recupero degli stock delle grandi case di moda consente l'accesso a materiali progettati con grande cura", dice, "una ridotta impronta ambientale, e di riciclare a modo nostro".
 
Per capire cosa quel “a modo nostro" voglia dire, abbiamo incontrato Pariente prima della preview della sua collezione SS22. Ecco cosa ci ha detto.
Parlaci della nuova collezione, “Can’t take my eyes off you”. Qual è la storia?

«Can’t take my eyes off you» è una collezione che racconta la storia di un uomo ricco di sex appeal. Come un idolo circondato dalle sue fan, quest'uomo è molto sicuro di sé ma molto umile. Non è un esibizionista e non è interessato ad attirare l'attenzione. Ma sa che ovunque vada, fa girare la testa, a uomini e donne che non riescono a smettere di guardarlo. Qualcosa di magnetico li attrae, qualcosa nel suo atteggiamento, nel modo in cui si muove, nel modo in cui indossa i suoi vestiti.
I suoi vestiti sono realizzati con materiali nobili, sta tutto nei dettagli, che non si vedono sempre dall'esterno. Sembra tutto semplice ma tutto è molto sofisticato. I bottoni sono cristalli e talvolta, sulle camicie, vengono sostituiti da graffette che mostrano la pelle. Indossa gli abiti direttamente a pelle nuda, lasciando scoperte gambe e braccia. Le donne si vestono in coordinato a lui, con vestiti che si possono regolare al collo e ripetono il dettaglio dei passanti dei suoi pantaloni.
Sta così bene nei suoi vestiti che tutti vogliono assomigliargli. E mentre lo guardano, non possono fare a meno di pensare: “I can’t take my eyes off you [Non riesco a staccarti gli occhi di dosso].”
 
Il trench senza maniche è un capo fondamentale della SS22, puoi parlarci del simbolismo e dell'ispirazione dietro questo design?

Il trench senza maniche è in realtà un vestito da uomo. Per questa stagione ho voluto creare un abito che potesse essere indossato anche come trench. So che non è ancora scontato per gli uomini indossare abiti, e mi piaceva l'idea che questo vestito potesse lasciare la possibilità di esserlo o meno.
Perché creare vestiti da uomo è così parte integrante del DNA di Arbo?

Ho iniziato a pensare al brand che volevo creare quando avevo 20 anni, dopo i miei studi di graphic design. Un giorno, qualcosa è scattato; era estate, ero su una spiaggia in Grecia con Sebastien, il mio ragazzo. Quando si è vestito per andar via, ho pensato che gli ci era voluto molto tempo, sorprendentemente, visto che di solito è lui ad aspettare me che finisco di prepararmi. Mi sono resa conto che lo stavo aspettando perché i suoi vestiti non erano davvero adatti alla situazione. Era tutto aggrovigliato in un pareo appiccicoso di acqua di mare e pieno di sabbia. Poi mi sono vista con il mio vestito che fluttuava nel vento, con le gambe e le braccia che respiravano, e ho pensato "perché non indossi un vestito come me? Sarebbe molto più facile". [Da lì] è nato Arbo.

Ci stai regalando anche un sacco di pelle nuda. È una risposta all'isolamento dovuto alla pandemia che (si spera) volge al termine? La SS22 è l'estate del sesso?

Realizzo abiti da uomo come realizzerei abiti da donna, in un modo che metta in risalto il corpo e le sue qualità. Il corpo maschile è molto sexy: spalle, braccia, petto, glutei, schiena. Cerco di proporre tutte queste specificità e questo passa anche per giochi di trasparenze e pelle nuda. Penso che oggi più che mai vogliamo scoprire noi stessi — letteralmente e figurativamente!

 
Le tue collezioni utilizzano gli avanzi tessili dei marchi di couture. Eliminare gli sprechi è sempre stato un obiettivo nel tuo lavoro? Cosa fai con i tessuti avanzati dalla tua produzione?

Essere un marchio sostenibile non è mai stato un obiettivo per me. Arbo è un marchio che mette in discussione il guardaroba maschile nel 2020. Vivere nel 2020 significa anche, necessariamente, essere sostenibile. Così ho trovato un modo per esserlo recuperando tessuti dalle grandi case.
Poiché produciamo tutti i capi a Parigi e solo in pre-ordine, abbiamo pochissimi avanzi di tessuto. Ma sto pensando di proporre una serie di sciarpe create con i nostri ritagli. Solo pezzi unici.

Le tue collezioni utilizzano gli avanzi tessili dei marchi di couture. Eliminare gli sprechi è sempre stato un obiettivo nel tuo lavoro? Cosa fai con i tessuti avanzati dalla tua produzione?

Dipende molto dalla stagione. Non voglio limitare le quantità ma solo creare in modo coerente, senza che mi venga imposto un numero minimo di pezzi da presentare. Preferisco proporre pochi capi estremamente lavorati e dettagliati se ne ho voglia, o al contrario una profusione di vestiti se ne sento il bisogno. L'importante è rimanere onesta e coerente. 
Come coniughi le consapevolezza dell'impatto climatico dell'industria della moda con la progettazione e la creazione di nuovi prodotti?

Penso che creare sia una cosa essenziale. Per quanto mi riguarda, ormai sono sensibile alla creazione di abiti, quindi cerco di farlo nel modo giusto e coerente con il mondo che mi circonda.

Quali sono le maggiori sfide che ti trovi ad affrontare come designer che cerca di creare collezioni eco-sostenibili?

Per me, l'ostacolo più grande viene da un paradosso: dobbiamo realizzare molti pezzi in molti tessuti diversi per comporre una collezione. Allo stesso tempo, non possiamo investire in molti tessuti diversi a monte [ovvero all'inizio del processo di produzione] per assicurarci che siano ancora lì una volta presentata la collezione. Il vantaggio di [acquistare gli avanzi] dei tessuti [dalle grandi case di moda] è che siamo sicuri di averli sempre. Non siamo obbligati a comprare diverse decine di metri in una volta sola, lì è più rischioso, bisogna fare delle scelte, delle trattative... fa parte del gioco.
Cosa pensi delle presentazioni stagionali? C’è ancora bisogno di presentare le collezioni in questo modo?

Non lo so. C'è qualcosa di entusiasmante nell'essere parte di questo sistema e, allo stesso tempo, non mi sento totalmente in sintonia con il suo ritmo. Durante il primo lockdown, quando tutto si è fermato, mi è sembrato di tornare finalmente a respirare. Era come se fossi stata sott'acqua per 8 mesi. Mi ha permesso di fare un passo indietro rispetto al modo in cui volevo presentare le cose.

Cosa ne pensi dell’impegno del settore verso la sostenibilità? Quale cambiamento vorresti vedere? 

Vedo che le persone sono più aperte di prima, il che è abbastanza rassicurante. Penso che quando ci abitueremo tutti a preordinare e ad aspettare di ricevere i nostri vestiti, il pianeta sarà migliore.

Hai qualche consiglio per i marchi e i designer che vorrebbero essere più sostenibili? 

Fatelo. Nient’altro da dire.

 
Potrai esplorare le collezioni, contattare il brand, richiedere un appuntamento online e molto altro ancora.