Sustainability at Pitti:
Wuuls
Editoriale
Edizione 100
08.07.2021
I maglioni Wuuls sono fatti per essere sotterrati

Sustainability at Pitti è una serie di interviste per celebrare chi sta rinnovando il mondo della moda con un’attenzione speciale verso l’ambiente. Dando voce ai designer che mettono la sostenibilità al centro del loro lavoro, speriamo di ispirare e guidare un'ondata di cambiamento nel nostro settore, aiutando tutti a impegnarsi insieme per un futuro migliore.

La destinazione finale di un maglione Wuuls viene considerata ancor prima che il capo sia confezionato. In effetti, pensare all’intero ciclo di vita di ogni pezzo è parte integrante del DNA del marchio. Come punto di partenza per il lavoro di design e come guida per l’intero processo di produzione, portando all'eventuale smaltimento del prodotto, fatto nel modo meno dannoso possibile.
Se vi state chiedendo che cosa voglia dire nella pratica, diciamo che i loro maglioni si potrebbero letteralmente sotterrare e si biodegraderebbero entro sei mesi. O almeno, questo è quello che promettono i fondatori di Wuuls, Emanuela e Francesco Picchini. La collezione “Genderless” che presentano a Pitti quest'anno include cinque maglioni divertenti e colorati in 100% lana proveniente dalle pecore del Parco Nazionale del Gran Sasso e trattati con tinture 100% vegetali. E sono tutti pronti per essere sotterrati – anche se sono talmente belli, che è difficile volersene sbarazzare.


 
I Picchini hanno fondato il loro marchio nel 2019 con un duplice obiettivo: creare collezioni responsabili, preservando il famoso know-how Made in Italy. Per scoprire di più sul loro lavoro, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Emanuela Picchini. 
 
Qual è la storia dietro Wuuls? Perché avete scelto di lanciare il vostro brand?

Wuuls unisce la qualità della lana italiana locale con la sapiente abilità manifatturiera del Made in Italy per creare capi senza tempo, genderless e giocosi, per persone che vogliono vestirsi bene e proteggere il pianeta.
La nostra missione è dare vita, in un mercato dove esistono molte pratiche dannose, a un nuovo modo di creare abiti, partendo dal riciclo piuttosto che dalla semplice vendita. Le piccole e medie imprese sono sempre state al centro dell'economia italiana con una produzione su scala ridotta ma di qualità elevata. Wuuls nasce dall'idea di rinnovare il vero significato del Made in Italy cambiando l'industria attraverso processi di produzione etici e sostenibili.

 
Dite che Wuuls è “più di un brand" e che la sua visione è "ridefinire le regole del gioco della moda". Cosa significano queste affermazioni?

Siamo una rete di giovani con background diversi che vogliono trasformare il settore tessile integrando tutte le fasi della filiera, dal design alla vita post-consumo, per conservare il valore di un prodotto nel tempo e assicurarsi che i capi finiscano per essere bruciati o gettati in una discarica.

Puoi parlarci della collezione “Genderless”?

L'accettazione di se stessi dovrebbe andare oltre i ruoli, le etichette e lo status sociale. Al giorno d'oggi, quella dell’uguaglianza è una delle sfide più difficili che l'umanità sta affrontando. La fluidità di genere ci aiuta a ritrovare l'autostima perduta e un senso di comunità attraverso i capi di tutti i giorni, che riescono a farti sentire a tuo agio, indipendentemente dal genere o dal colore della pelle.
 
Puoi parlarci di come vi procurate la lana? Come vengono allevati gli ovini? Da chi e dove? Perché la scelta di lavorare con questi fornitori?

Per le nostre prime collezioni, abbiamo scelto di utilizzare un antico materiale italiano in chiave moderna. Realizziamo maglioni con lana proveniente dal Parco Nazionale del Gran Sasso, nel cuore dell'Italia. La tracciabilità e la qualità del nostro tessuto sono importanti per noi. Inoltre, siamo molto orgogliosi di vivere in Abruzzo con gli Abruzzesi, e cogliamo ogni occasione per far conoscere questa regione e le attività locali.

Puoi parlarci della tintura dei tuoi capi e di chi le realizza? Quali sono i vantaggi di questo pratica?

Ogni dettaglio conta quando si parla di sostenibilità, per questo abbiamo utilizzato pigmenti naturali come l’Isatis tinctoria e l’albero della nebbia per tingere i nostri capi e renderli rispettosi dell'ambiente e delle persone. Ogni anno, la moda utilizza nove miliardi di chilogrammi di prodotti chimici per completare i propri prodotti. L'otto per cento delle malattie della pelle è causato da sostanze utilizzate nei processi di tintura.


 
La produzione di qualsiasi nuovo prodotto ha un impatto. Come giustificate la vostra affermazione che la collezione “Genderless” è a “impatto zero”?

Produciamo al meglio ma sappiamo che non basta! Dal momento in cui un’azienda nasce, avrà inevitabilmente un impatto ambientale. Per questo doniamo parte del nostro ricavato per compensare la nostra impronta sul territorio.

Puoi parlarci del vostro lavoro con “LET'S TAKE ACTION FOR THE BEAR”? Perché avete scelto di lavorare con questa associazione?
 
Per noi è fondamentale collaborare con gli enti locali per investire nel benessere economico della regione. Il nostro contributo diretto sostiene il progetto “LET'S TAKE ACTION FOR THE BEAR” per proteggere l'orso bruno. Potete sostenerci per raggiungere un obiettivo ambizioso, con azioni come la potatura di 150 alberi da frutto in frutteti abbandonati, per aumentare le fonti di cibo per gli orsi nelle zone montuose.


 
Quali sono le maggiori sfide che i designer si trovano ad affrontare nella creazione di collezioni responsabili?

Il design determina l'80% dell'impatto ambientale di un prodotto. Il designer si assume una grande responsabilità quando crea collezioni che devono conciliare etica ed estetica. Il processo di progettazione inizia con la scelta di determinati materiali o l'uso di determinati colori. Alcuni direbbero che è un limite alla creatività, ma io la vedo piuttosto come una sfida divertente per realizzare abiti che siano più che belli e basta; dovrebbero dirci qualcosa su chi siamo e in cosa crediamo.

Cosa ne pensi dell’impegno del settore verso la sostenibilità? Quale cambiamento vorresti vedere?

C'è sicuramente un dibattito internazionale sulla sostenibilità nel quale deve emergere la voce dei piccoli brand. Una trasformazione è necessaria e le Nazioni Unite hanno stabilito degli obiettivi globali per raggiungere uno sviluppo sostenibile con azioni quotidiane. Le difficoltà sono ancora legate alla scarsa consapevolezza dei consumatori circa l'impatto delle proprie scelte, soprattutto nel settore tessile. Quando compriamo, decidiamo del futuro nostro, della nostra specie e del pianeta. Dobbiamo scegliere da che parte stare e quale contributo vogliamo dare alla storia. Scegliere imprese sostenibili significa allinearsi alla loro mission e visione.


 
Hai qualche consiglio per i marchi e i designer che vorrebbero essere più sostenibili? 

Tenete sempre il vostro “perché” davanti agli occhi. Siate pazienti, i risultati arrivano lentamente. Credete nei vostri obiettivi. Non lo facciamo da una vita, ma abbiamo tutta la vita per farlo.



 
Potrai esplorare le collezioni, contattare il brand, richiedere un appuntamento online e molto altro ancora.