S|Style
Sustainability at Pitti
Part Two
Editoriale
Edizione 102
02.06.2022
Sustainability at Pitti è una serie in due parti che celebra gli innovatori eco-sostenibili della moda. A Pitti, vogliamo puntare i riflettori sui marchi che stanno veramente mettendo al primo posto pratiche responsabili e dimostrando che dare priorità alla tutela del pianeta non significa compromettere lo stile. Speriamo così di ispirare e guidare un'ondata di cambiamento all'interno del nostro settore, per costruire insieme un futuro migliore.

Ecco gli altri cinque brand selezionati da Giorgia Cantarini per S|STYLE: Philip Huang, MAXIME, Junk, Dhruv Kapoor, and Connor McKnight.
Philip Huang

Philip Huang coniuga sapere indigeno e design contemporaneo dal 2016, quando ha unito le sue forze con quelle di Chomwan Weeraworawit e gli artigiani nel nord-ovest della Thailandia. Attingendo al saper fare tramandato da generazioni, il marchio esplora i modi in cui la moda, la terra e le comunità possano operare in armonia e rappresenta una vera fonte d’ispirazione per l'impatto positivo che può avere l'industria della moda.
Cosa presenterai a Pitti quest'anno?

Presenteremo la nostra Collezione Primavera Estate 23, Depth of the Sea. Il nostro viaggio è iniziato ammirando la bellezza dei mari, che ci ha portato a capire che dobbiamo fare qualcosa per evitare  la scomparsa dell'ecosistema marino. La collezione esplora la profondità del mare, i colori della vita subacquea, del corallo nel suo splendore vivente - mentre risplende, mentre lotta per sopravvivere - interrogandosi sui modi in cui possiamo far conoscere la bellezza dei mari e mobilitare le persone per evitarne la scomparsa e contribuirne alla sopravvivenza. Il mare è tutti noi e l'acqua è vita.

Come garantite una produzione responsabile?

La trasparenza è chiave: conoscere i nostri produttori, non solo sapere il loro nome o dove si trova l’azienda, ma comprenderne le pratiche e l'etica di produzione. È come una famiglia allargata. Lavoriamo nel nord-est della Thailandia con artigiani che vivono in villaggi remoti e fabbriche a Bangkok e altrove. Lavoriamo con tessuti che vengono filati e tessuti a mano nei villaggi da artigiani che lavorano esclusivamente con coloranti vegetali, dall'indaco al fango, tingendo a mano. Ogni gruppo è composto da più generazioni di donne, soprattutto, specializzate in diversi colori e tecniche. Le tinture vegetali sono stagionali e richiedono tempo, quindi a seconda di ciò che è disponibile, abbiamo colori diversi in ogni collezione, ad eccezione dell'indaco che richiede un processo di fermentazione naturale o del fango che è disponibile tutto l'anno.
Lavoriamo anche con alcuni incredibili atelier: un atelier giapponese che produce workwear increadibile, Nori-san, The Fatima Center per i nostri ricami e agugliature a mano (fondato nel 1956 da suor Louise Horgan come centro di formazione per donne a rischio), e Pinky the Tailor, che esiste da 40 anni. Collaboriamo anche con aziende più piccole a Bangkok che possono realizzare mini-lotti per noi, consentendoci così di non sovraprodurre. Ciò ci aiuta a diminuire gli sprechi e, se dovessimo ingrandirci, ci basterebbe solo pianificare un po'.
Hai qualche consiglio per designer/marchi in erba che sperano di avere un impatto positivo?

Non lasciare che nessuno ti dica che la sostenibilità non ha importanza e che è una tendenza. Non è una tendenza. Il modo in cui progettiamo e produciamo è la chiave per chi siamo e cosa ci lasciamo alle spalle. Se non consideriamo l'impatto che abbiamo come designer e maker, che futuro ci aspetta? È importante prendere posizione e mantenerla. Fai ricerca e parla con le persone. Costruire una comunità è molto importante. Per avere un impatto e creare un movimento che possa andare avanti, dobbiamo lavorare insieme, dobbiamo costruire una comunità e dobbiamo condividere.
MAXIME

Maxime Fruit ha fondato MAXIME nel 2020 dopo essersi fatto le ossa in una serie di brand molto amati del settore come A-Cold-Wall* e VETEMENTS. Maxime attinge alle influenze stilistiche di oggetti, mobili e design architettonico, dando vita a collezioni discrete ed eleganti, incentrate su tagli contemporanei senza tempo e un'eccezionale cura dei tessuti.
Cosa presenterete a Pitti quest'anno? Possiamo parlare della collezione?

La premessa principale di ogni edizione di MAXIME è esplorare i molti elementi che compongono una casa e le sensazioni di serenità, comfort e sicurezza che ne derivano. Una casa da portare con sé ovunque. A Pitti presenteremo l'Edition 4, che porta questo concetto in un viaggio attraverso vie di evasione ed esplorazione della casa di campagna, e la riconnessione con se stessi che ne consegue. Questo si traduce in un mix di comfort rilassato e workwear in materiali artigianali. Un elemento che mi sta a cuore è il tessuto raschel che abbiamo utilizzato in tutta la collezione, che prende ispirazione dai napperons all'uncinetto che mia nonna faceva a mano.

Come garantite una produzione responsabile?

Il design responsabile fa parte del DNA del marchio e si traduce naturalmente in un approccio responsabile alla nostra produzione. Non crediamo nella sovrapproduzione, quindi ci siamo impegnati a far uscire al massimo due collezioni all'anno. L'edizione 4 è composta per il 90% da tessuto di riuso. All'inizio di ogni progettazione guardiamo a  ciò che è disponibile e come possiamo inserirlo nella storia che stiamo cercando di raccontare: a volte è impegnativo, ma anche incredibilmente gratificante.
Alla fine, quello che stiamo cercando di fare è dare alle persone spunti di riflessione sul proprio consumo e sulla durata dei vestiti. L’architettura, i mobili o gli oggetti migliori sono stati creati per durare per secoli e non sorprende che traiamo le nostre principali ispirazioni da quei campi per creare a lungo termine e vedere le nostre creazioni tramandate di generazione in generazione.
Cosa ne pensi dell’impegno verso la sostenibilità dell'industria della moda?

Vediamo sforzi da parte di molti attori, marchi e organizzazioni, soprattutto dal basso, ma anche tra i nostri fornitori che hanno adottato pratiche sostenibili come l’uso di pannelli solari, consumo idrico ridotto, nuove pratiche e tecniche. Ma si può e si dovrebbe fare molto di più. La moda è una macchina enorme con così tante parti mobili e così tanti mezzi di sussistenza collegati: il cambiamento non sarà facile.
Se possiamo imparare qualcosa dagli ultimi due anni, è che, se necessario, le persone si adatteranno molto rapidamente. Nel 2019 solo una minoranza poteva immaginare che lo smart working fosse un'opzione praticabile per le imprese, ora nel 2022 è un requisito minimo per poter trattenere le persone in azienda. Dobbiamo soltanto prendere posizione e poi fare tutto il possibile, il resto lo scopriremo strada facendo.
Junk

Dare una seconda vita a materiali di scarto è la mission al centro di Junk Eyewear – già esplicitata nel nome del brand. Il marchio italiano di eyewear utilizza plastica riciclata per realizzare pezzi di grande valore – nello specifico, occhiali da vista e da sole, arricchiti da metalli preziosi.
Cosa presenterete a Pitti quest'anno?

JUNK presenta la sua seconda collezione di occhiali completamente eco-sostenibili realizzati al 100% con materiali rigenerati, arricchiti in modo unico con metalli preziosi, e interamente made in Italy. I modelli da sole e da vista trovano ispirazione nelle icone pop dell’eyewear nel corso dei decenni, ridisegnate secondo l'estetica di oggi. Il nostro inconfondibile Fluid Design Code è presente in ogni paio, con logo in argento puro.

Come garantite una produzione responsabile?

Da marchio green, ci sforziamo di fare qualcosa di unico assicurandoci che il nostro intero processo rifletta il rispetto che nutriamo per il pianeta. Il materiale principale è l’Econyl, un nylon rigenerato al 100% ottenuto da rifiuti recuperati come reti da pesca, scarti di tessuto e tappeti destinati alle discariche. Viene lavorato a Cadore, il rinomato distretto produttivo italiano dell'occhialeria, dove si concentra il know-how del settore. Mantenere il processo di lavorazione a livello locale per noi significa poter monitorare da vicino e facilmente la produzione di ogni articolo. Infine, la nostra parte preferita, dotiamo ogni paio di finiture in argento puro, sempre interamente realizzate a mano da artigiani italiani.
Qualche consiglio per designer/marchi in erba che sperano di avere un’influenza positiva?

Non rinunciare alla speranza, non importa quanto siano difficili i tempi! Siamo alle prese con uno dei peggiori scenari socio-economici possibili, con l’inflazione e la recessione post-pandemia e una guerra completamente senza senso alle porte. È fondamentale non perdere fiducia e determinazione nella ricerca della positività. I nostri valori umani e ambientali più alti devono rimanere vicini ai nostri cuori, alle nostre menti e, in definitiva, al nostro processo creativo.
Dhruv Kapoor

L'empowerment è al centro del messaggio di ogni collezione di Dhruv Kapoor, che si esprime attraverso capi giocosi che mettono in discussione i ruoli di genere e fondono l'estetica tradizionale con la sartoria moderna, sia attraverso le sue collaborazioni con culture diverse, artigiani rurali e vari progetti sociali.
Cosa presenterete a Pitti quest'anno?

La nostra collezione SS23 si intitola "The Seeker" e offre un'esperienza che spinge in avanti la nostra natura eterna e infinita. Un esercito di esploratori, entusiasmati dai loro desideri di scoperta di sé, esplorano nuovi mondi all'interno del nostro progetto di realtà 3D. Questi sognatori produttivi immaginano, elaborano strategie, eseguono e si impegnano per esprimere il loro massimo potenziale, caratterizzato da un passaggio intangibile del tempo in una nuova terra e una nuova geologia su cui poter piantare i piedi.

Come garantite una produzione responsabile?

Io e il mio team lavoriamo su questo aspetto ogni volta che progettiamo una collezione. Dai modelli zero-waste alla garanzia che il 40 percento di tutti i materiali, compresi i nostri accessori in pelle, siano riciclati (da stock in eccedenza di grandi produttori tessili indiani) e occasionalmente utilizzando tessuti fatti a mano. Il marchio usa coloranti privi di azo e riutilizza il proprio deadstock stagionale. Il nostro team è composto da abili artigiani provenienti da varie regioni e villaggi remoti dell'India, con i quali lavoriamo a stretto contatto per aggiornare le loro abilità tradizionali e garantire un approccio più contemporaneo. Il nostro processo di progettazione prevede capi versatili, da indossare ancora e ancora. Tutti i rifiuti tessili (piccole rifiniture, ritagli di tessuto) vengono inviati a speciali unità per essere riciclati e convertiti in nuovi materiali.
Quali sono le più grandi sfide per la produzione di collezioni responsabili?

Per noi è importante coltivare  un gruppo di persone che la pensa allo stesso modo. A me e al mio team piacciono le sfide e siamo felici di sperimentare nuovi approcci. A volte i costi sono molto più alti o le quantità minime sono troppo grandi e dobbiamo cambiare strategia, ma questo ci ricorda che c'è sempre una via d'uscita!

 
Connor McKnight

Connor McKnight, di Brooklyn, ha lanciato il suo omonimo brand di lusso durante la pandemia, disegnando, tagliando e cucendo durante il lockdown. Il suo lavoro è diventato un modo per ritrovare le sue radici, rappresentando "l'infanzia meravigliosamente banale di una persona nera in una società che fatica sempre a riconoscere le sfumature all'interno della comunità nera". Per questa stagione, McKnight si è concentrato sul workwear e le silhouette da lavoro a commento su come "le comunità nere si stanno sviluppando nel paese, dove siamo stati in grado di imparare nuovi mestieri e sostenerci. In alcuni casi, ho scelto di lasciar entrare il freddo per ricordare che non siamo ancora arrivati al traguardo. È ancora tutto in progress.”
Come garantite un processo di produzione responsabile?

Ogni stagione adottiamo nuove misure per estendere la nostra offerta sostenibile. La prima stagione, abbiamo iniziato producendo solo su ordinazione. Abbiamo acquistato solo cotone biologico e utilizzato coloranti naturali. Da allora siamo stati in grado di incorporare nylon e poliesteri riciclati in sostituzione dei tessuti sintetici per le proposte outdoor del marchio. Lavoriamo a stretto contatto con tutti i nostri produttore, in tutto il mondo, per assicurarci che siano in grado di produrre in piccole quantità con materiali provenienti da fonti sostenibili al fine di mantenere la nostra etica e collaborare con aziende che condividono i nostri valori.


Quali sono le più grandi sfide per la produzione di collezioni responsabili?

L'aspetto più difficile della produzione di collezioni responsabili sono state le quantità minime! Molti richiedono che tu produca una certa quantità di ogni capo. Questo porta direttamente a una sovrapproduzione a meno che tu non abbia quantità altissime di ogni singolo articolo nella tua collezione. Alcuni marchi producono in più perché potrebbe essere più economico rispetto a produzioni minori che hanno un costo maggiore. È estremamente difficile soddisfare la domanda e non avere mai deadstock, ma facciamo tutto il possibile per ridurre il numero di produzioni extra.
Cosa ne pensi dell’impegno per la sostenibilità dell'industria della moda?

L'industria ama usare “sostenibilità” come parola d'ordine, ma non la riconosce come standard. Ora che la produzione si è evoluta per offrire opzioni sostenibili in quasi tutte le categorie, non c'è motivo per cui questa non dovrebbe diventare l'unica opzione. Non è stato davvero così difficile migliorare ogni stagione e senza scendere a compromesso sul design o l'estetica del nostro brand.
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