MFF: Matilde d’Ovidio
Editoriale
Edizione 99
07.04.2021
La giovane buyer porta avanti, insieme alla mamma Silvana, la boutique di famiglia aperta a Pesaro nel 1945. E rilegge in chiave moderna i codici di eleganza tramandata dai fondatori Pietro e Licia Ratti
Terza generazione dell’azienda di famiglia, Matilde d’Ovidio Ratti ha la moda nel suo Dna. Gestisce insieme alla mamma Silvana Ratti, la Ratti Boutique a Pesaro, un multibrand per uomo e donna tra i più noti nella regione Marche e la FR Boutique, situata nel cuore di Bologna, nata dalla collaborazione con il retailer Folli Follie. Due donne particolarmente attive e capaci di lavorare insieme per portare avanti la tradizione di famiglia. «Il mio ingresso nella moda è stato un processo piuttosto naturale. Sono nata e cresciuta in questo ambiente, mia madre e i miei nonni mi hanno trasmesso la passione per la moda in modo del tutto spontaneo, senza alcun condizionamento»., spiega Matilde. «Durante la mia infanzia trascorrevo molto tempo libero in negozio e spesso accompagnavo mia madre nei viaggi di lavoro e alle sfilate. Dopo gli studi in Economia alla Bocconi, ho trascorso un periodo a New York dove ho lavorato presso un’agenzia pubblicitaria. È stata un’esperienza molto formativa, al termine della quale mi sono ritrovata ad un bivio, dovevo scegliere se continuare in quella direzione o se tornare a Pesaro per dirigere insieme a mia madre l’azienda. E ha prevalso in me l’amore per la moda e, ovviamente, per la famiglia. Sono entrata in azienda nel 2006, affiancando mia madre nei processi decisionali. Mi sono concentrata sul potenziamento dell’area buying puntando soprattutto sulla ricerca e sullo sviluppo di importanti collaborazioni commerciali».

Ci sono stati i momenti di grande cambiamento o svolta del suo percorso professionale? 
Non credo ci siano stati dei momenti particolari, più che altro ho vissuto delle evoluzioni, dei cambiamenti che con il tempo hanno portato a delle piccole rivoluzioni all’interno dell’azienda. Una di queste, ad esempio, è stata la decisione di unire in un unico spazio i due store uomo che avevamo fino a circa dodici anni fa. Erano, infatti, due negozi ben distinti, uno dall’anima più fashion, l’altro con un taglio più classico e sartoriale. Due anime molto diverse tra loro che abbiamo unito per farle convivere all’interno dello stesso contesto. Questa decisione, nonostante all’inizio potesse sembrare una forzatura, è stata sicuramente vincente. Un altro importante traguardo è stato anche il recente lancio del nostro nuovo canale e-commerce, un progetto su cui puntiamo molto e che ci sta già dando risultati soddisfacenti. Credo comunque che ogni punto di svolta del percorso professionale sia il risultato di un arduo lavoro e solo con il tempo ci si accorge realmente di quanta strada sia stata percorsa, anche grazie ad un buon lavoro di squadra.

Come è cambiata la moda maschile negli anni, dal suo debutto ad oggi? 
La moda, si sa, è ciclica. Un concetto ormai stereotipato ma che sintetizza concretamente il fatto che periodicamente si ripresentano stili o pezzi iconici reinterpretati dagli stilisti per proporre nuovi canoni estetici con l’obiettivo di stupire. Il mio esordio nella moda uomo è stato nello stile sartoriale ed era molto stimolante perché ti permetteva attraverso le personalizzazioni dei capi e degli accessori di creare una tua collezione. Poi con il tempo anche questo stile è cambiato assumendo un approccio più disinvolto e meno rigido. I nuovi sistemi comunicativi hanno completamente rivoluzionato la moda maschile facendo spazio al fenomeno dello streetwear che è entrato prepotentemente anche nel nostro mondo permettendoci di avvicinarci ad un pubblico molto più giovane. Nonostante questo, sono convinta che alcuni canoni estetici, come lo stile formale e il concetto di eleganza non potranno mai essere sostituiti e non mancheranno mai nelle nostre selezioni.

Come evolverà la moda maschile?
Nella moda maschile si sta assistendo ad una vera e propria contaminazione, un termine molto usato in questo periodo. I capi diventano unisex e non c’è più una reale distinzione di genere. Sicuramente diventerà sempre più predominante anche il concetto di ecosostenibilità, favorendo la qualità alla quantità. Inutile dire, infine, che la pandemia ha completamente rivoluzionato il nostro settore, perché sono cambiate le esigenze del consumatore, che ora cerca il comfort sia in casa che fuori. Di conseguenza i grandi player della moda si sono adattati introducendo il casual anche nello stile formale.

Aneddoti sulla sua carriera o sulla moda maschile
Ricollegandomi all’importanza di far convivere due diversi stili in un unico contesto, che non è un aspetto così banale, ho un ricordo particolarmente piacevole della collaborazione con Marcelo Burlon. Sin dai suoi primi esordi, abbiamo creduto nella sua visione e nel suo stile e in occasione del party per il nostro 70° anniversario, Marcelo si è esibito in una travolgente performance musicale. Per quanto riguarda, invece, l’anima più elegante e sartoriale, ho un ricordo altrettanto piacevole dei fratelli Attolini, un’eccellenza della sartoria italiana con cui abbiamo avuto il piacere di organizzare diversi trunk show nel nostro punto vendita.