Sustainability at Pitti:
Reamerei
Editoriale
Edizione 100
06.07.2021
Il denim upcycled di Reamerei è tutta una filosofia

Sustainability at Pitti è una serie di interviste per celebrare chi sta rinnovando il mondo della moda con un’attenzione speciale verso l’ambiente. Dando voce ai designer che mettono la sostenibilità al centro del loro lavoro, speriamo di ispirare e guidare un'ondata di cambiamento nel nostro settore, aiutando tutti a impegnarsi insieme per un futuro migliore.

Per essere un brand che parla molto di tecnologia e futuro, c'è qualcosa di nostalgico nelle collezioni Reamerei. Quel "qualcosa" potrebbe essere descritto come un mix di riferimenti Rinascimentali e grunge – perché qui, silhouette esagerate e quasi decorative contrastano con tessuti upcycled e duri insieme a un atteggiamento che sembra più interessato a scardinare e mettere in discussione lo status quo piuttosto che arruffianarsi l'establishment.
Il marchio milanese è stato fondato nel 2019 da Marzia Geusa e dai direttori creativi Enrico Micheletto e Davide Melis, i quali chiariscono che la missione di fare a pezzi le convenzioni sociali, in particolare quelle di genere, è al centro del progetto Reamerei. Le collezioni non-binarie stanno "combattendo un'ironica guerra contro il dimorfismo sessuale" (ovvero quando due sessi della stessa specie mostrano caratteristiche diverse oltre alle differenze negli organi sessuali) – la collezione "L'Aria Del Sabato Sera" per la SS22, prende quel concetto e lo celebra, con il denim upcycled, rielaborando le forme per evocare atmosfere di romanticismo e desiderio, per lasciarsi andare.

 
“Le forme e i colori raccontano [anche] di una fusione tra creature antropomorfe e organismi vegetali”, spiegano in una nota, “proseguendo la riflessione sul binomio tecnologia-natura e fantasticando di una realtà alternativa, basata sull'armonia e non sul conflitto binario e tossico”. L'uso del denim e del cotone “suggerisce uno spirito urban, essenziale – volumi oversize e curve che rivendicano una femminilità autorevole dallo spirito imprevedibile. Il velluto incarna il lato passionale della collezione, avvolgendo il corpo e alterandolo, mentre la maglieria in pura lana vergine avvolge con morbidezza”.

L'uso del denim upcycled si collega all’impegno di realizzare collezioni responsabili anche dal punto di vista ambientale. E a proposito del produrre capi di abbigliamento consapevoli di contribuire alla grande quantità di rifiuti creati dall'industria della moda, dicono, “questa consapevolezza è sempre più viva in noi e crediamo, quindi, che sia importante trovare una nuova destinazione d'uso a materiali preesistenti”.
 
Abbiamo contattato Reamerei per saperne di più del loro approccio al design e della collezione che presentano a Pitti quest'anno – ecco di seguito la nostra chiacchierata.
 
Parliamo dell’ultima collezione. Che storia ci sta dietro? Qual è stata l’ispirazione?

Abbiamo scelto di utilizzare un materiale povero e versatile, il denim, dandogli forme inaspettate che gli conferiscono una certa sensualità.

Ne "L'aria Del Sabato Sera” c’è un contrasto tra i tagli fluidi e romantici e l'uso di un tessuto più duro come il denim. C’è un messaggio?

Sì, riguarda i vari modi, spesso addirittura conflittuali, che possono coesistere in ognuno di noi.
 
In che modo (o modi) il vostro lavoro esplora il rapporto tra tecnologia e natura?

Il nostro approccio al lavoro più genuinamente creativo ha origine da uno sguardo interrogativo sul futuro, e dal desiderio di dargli una nostra fantasiosa interpretazione. Come saremo? Come ci vestiremo?

Utilizzate termini come eterotopico e dimorfismo sessuale per descrivere il modo di pensare del marchio. In che modo la collezione esplora e mette in discussione (o rifiuta) le tradizionali concezioni dei ruoli di genere e della sessualità?

Con “eterotopico” intendiamo una sorta di luogo connesso ad altri luoghi, ma che allo stesso tempo ne inverte le dinamiche. Ognuno di noi spesso si rifugia in un mondo personale del tutto unico e indescrivibile. Appartenendo alla comunità non binaria, pensiamo semplicemente a ciò che noi e i nostri amici vorremmo indossare.

 
Cosa significa per voi “slow fashion”? In che modo questo concetto influenza quello che fate?

Le collezioni comprendono piccole quantità per capo, che vengono prodotte e consegnate con tempistiche adeguate al lavoro di ognuno.

Dite che "gran parte" delle vostre collezioni sono realizzate con materiali upcycled. Quanto della collezione è composto da nuovi materiali? Come vengono acquistati questi tessuti?

Nella collezione presentata a Pitti, abbiamo pensato ad una linea realizzata in un unico materiale, il denim, acquistato direttamente da un fornitore di Milano.
 
Dite che i vostri capi sono 100% Made in Italy. Questo vale per ogni singolo elemento delle collezioni o vi riferite esclusivamente all'approvvigionamento e alla realizzazione?

Oggi tutti i nostri capi sono 100% made in Italy e stiamo cercando di mantenere qui tutta la nostra filiera.

Da designer, quali sono i maggiori ostacoli nel creare collezioni responsabili?

Cercare di eliminare ogni spreco di materiale e mantenere un processo di realizzazione slow.
 
Cosa ne pensate degli sforzi che il settore sta facendo in termini di sostenibilità? Che cosa vorreste veder cambiare?

In Italia vorremmo vedere più attenzione verso le nuove generazioni di creativi.
 
Avete qualche consiglio per marchi e designer che vorrebbero essere più responsabili nel loro lavoro?

Non ci sentiamo di dare consigli agli altri ma a noi stessi consigliamo di esprimerci prestando attenzione a ciò che accade intorno a noi.


 
Potrai esplorare le collezioni, contattare il brand, richiedere un appuntamento online e molto altro ancora.