Pitti Predicts:
Fantastic Classic
Editoriale
Edizione 101
12.11.2021
Pitti Predicts è il nostro filo diretto con l’Instagram archivist Samutaro, che ci racconta le tendenze di Pitti Uomo 101 e i trend del futuro da tenere d’occhio.

Quando si parla dello stato del menswear contemporaneo, la conversazione spesso si concentra sul ruolo dell’abito formale. Qual è il suo posto nel guardaroba da ufficio di oggi? Come si sta evolvendo? È ancora importante? In un momento in cui la maggior parte dei "colletti bianchi" lavora da casa, in cui i codici dell’abbigliamento si sono rilassati e la richiesta di capi comodi è ai massimi storici, ci dobbiamo chiedere se la sartoria sia adatta alla nuova era.

Basta dare un’occhiata ai titoli di giornale per rendersi conto del periodo buio che sta vivendo l’abito nel settore sartoriale e che il destino della moda formale è appeso a un filo. Nel 2016, JPMorgan Chase & Co. ha annunciato che i dipendenti non sarebbero più stati tenuti a indossare giacca e pantalone, e più recentemente alcune catene retail europee e statunitensi specializzate in abbigliamento da ufficio come Men's Wearhouse, Brooks Brothers e T.M. Lewin hanno chiuso negozi o dichiarato bancarotta.

 
Nell’ultimo anno, la routine domestica incentivata dalla pandemia di coronavirus non ha fatto altro che contribuire ulteriormente all'inevitabile declino della sartoria. Con un ritrovato amore per i pantaloni della tuta, una tendenza che alcuni esperti si aspettano sopravviva alla pandemia, e pochi, se non zero, matrimoni o feste a cui partecipare, non sorprende che il completo abbia subito una battuta d’arresto, mentre l’athleisure è esploso.
Ma nonostante le previsioni sull'abbigliamento formale possano sembrare alquanto desolanti, si intravedono barlumi di speranza che dimostrano che l'abito è tutt'altro che morto. Le ultime due stagioni in passerella si sono rivelate un momento sorprendentemente incisivo per la moda formale, e molti marchi offrono interpretazioni moderniste del completo, influenzate dallo streetwear e dallo sportswear ad alte prestazioni.
Trovare la formula giusta per convincere le nuove generazioni ad accogliere l’uniforme sartoriale è al momento la più grande sfida del settore, ma designer come Virgil Abloh, Kim Jones e Samuel Ross di A-Cold-Wall* hanno trovato il linguaggio giusto. Le scorse collezioni di Abloh da Louis Vuitton hanno dimostrato un forte impegno per rinnovare la sartoria come simbolo di una convenzione. "L'abito - la banale uniforme aziendale da uomo - viene decodificato e ricodificato in un simbolo di tecnica e creatività", si legge in un paragrafo delle show notes di una sua recente sfilata.

Considerando che Abloh ha trascorso la maggior parte della sua carriera a insegnare al mondo che le felpe con cappuccio e scritte possono essere capi di lusso, è interessante vedere come ora stia usando la sartoria per sviluppare qualcosa di totalmente nuovo, all’intersezione che da sempre esiste tra streetwear e sartoria. Che proponga tagli rivisti, nuovi colori o tessuti sorprendenti (si pensi agli abiti in denim jacquard LV² creati in collaborazione con Nigo), l'approccio sartoriale di Abloh è figlio di una sartoria disinvolta. Forse è questo che intendeva quando ha detto a Dazed "lo streetwear morirà sicuramente".
Un'altra figura di spicco che sta riprogrammando i codici dell’abbigliamento maschile tradizionale è il fondatore di Fear of God, Jerry Lorenzo. Proprio come Abloh e altri suoi contemporanei, Lorenzo ha contribuito a plasmare la generazione dello streetwear con le sue T-shirt, felpe, camicie di flanella e canotte di ispirazione grunge con proporzioni verticali esagerate. Ma nella sua collezione più recente ha presentato qualcosa di completamente diverso. Frutto di due anni di lavoro, la settima collezione del marchio di Los Angeles affonda le proprie radici in un’elegante semplicità, con abiti rilassati, sportswear di lusso e loungewear in maglia fatta a mano in tenui tonalità che riprendono i colori della terra. Per Lorenzo, l’avvicinamento alla sartoria e a un abbigliamento più "adulto" significa offrire "qualcosa di sofisticato per la realtà di tutti i giorni". La sua capsule collection con il marchio di lusso italiano Zegna, uscita a marzo, è un ulteriore passo in questa nuova direzione con una sartoria decostruita e proposte sportswear raffinate che offrono il massimo dello stile e del comfort, sia per una festa che per un volo aereo.

"Penso che tra quello che sta accadendo culturalmente nella moda e nella sartoria, ci sia un'enorme disconnessione", ha detto Lorenzo a Vogue. “Credo che a me e al mio cliente la sartoria faccia un po’ paura, quindi come possiamo renderla meno minacciosa? Come possiamo fare perché l'abito e la sartoria diventino come una felpa col cappuccio e un paio di pantaloni della tuta, qualcosa che puoi infilarti facilmente e che sia comodo e adatto a ogni occasione?”



 
È questo approccio easy che sta aiutando a riportare il pendolo nella moda maschile, dominata ultimamente da un'informalità pervasiva, su qualcosa di più elegante, o almeno più sartoriale. Anche durante la pandemia, la visione sartoriale di Lorenzo non si è persa, in parte perché la sua innovazione consisteva proprio nel rimuovere "alcuni degli elementi che rendono quei capi minacciosi", come ha detto lui, e farli diventare "comodi e disinvolti".
Può sembrare assurdo che due (tre se si conta Nigo) delle voci più autorevoli dello streetwear stiano riportando in primo piano la sartoria, ma per loro non si tratta tanto di invogliare i giovani clienti a comprare seguendo un’immagine, ma di rispondere a nuove domande su come si vestono gli uomini. "La visione generale è di padre in figlio", aveva detto Abloh a Vogue del suo interesse per la sartoria a Vuitton. “Quindi, avere una parte di capi più maturi insieme a capi giovanili.”

Questa evoluzione sartoriale non è passata inosservata nello street style. A Parigi, a Londra, e nel cortile acciottolato di Pitti, i completi indossati non sono poi così formali e forse nemmeno sartoriali. Sono spesso invece meno strutturati di un abito standard, sacrificando le più rigide silhouette tradizionali in favore di vestibilità più ampie. "Un approccio sempre più casual alla sartoria e all'abbigliamento da cerimonia vuol dire che i marchi non stanno rifuggendo da vestibilità più ampie, tessuti fluidi che si muovono e drappeggiano, o che eliminano l'amido dal vestito elegante", spiega Nick Paget, senior menswear editor di WGSN.

 
Gran parte di questa rivoluzione della moda formale si riflette nei marchi di "Fantastic Classic" alla prossima edizione di Pitti Uomo a gennaio. Presentando il meglio dell'eleganza british e dell'eccellenza italiana, l'area presenta una selezione di brand affermati ed emergenti che stanno riprogrammando i tradizionali codici sartoriali con nuovi dettagli e abbinamenti. Dai modelli non convenzionali di Manuel Ritz ai capispalla tecnici di PEOPLE OF SHIBUYA o la raffinata sartoria degli intenditori della lana di Stapf, la selezione si rivolge all'uomo contemporaneo che guarda oltre la tradizione ma vuole comunque un guardaroba sofisticato.
Quindi, dove si posiziona l’abito in questo fine 2021 e che lezioni ne possiamo trarre? Se questo strano anno ci ha insegnato qualcosa è che la sartoria non ha bisogno di essere soffocante o scomoda, restrittiva o conservatrice. Invece, mentre torniamo a una sorta di nuova normalità, l'abito offre agli uomini l'opportunità di sostituire i pantaloni della tuta e l'abbigliamento da casa con capi più eleganti che daranno letteralmente più struttura alle loro vite. Naturalmente, non vogliamo rinunciare alla comodità a cui ci siamo abituati, e questo nuovo mood sartoriale più morbido risponde a tutte le esigenze di look del momento: è cool, comodo e senza troppi fronzoli.

Words Samutaro
Pictures Julien Tell