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BEN COBB
News
Edizione 98
23.09.2020
Dopo aver lavorato per un decennio per il fashion magazine britannico Another Man, all'inizio di quest’anno Ben Cobb è passato all’influente rivista di moda LOVE. In qualità di ex co-editor in chief, Ben supervisionava l’attività editoriale dedicata all’uomo.

Con un nuovo progetto in arrivo intitolato PERFECT, l'editor, writer e consulente ci parla di cosa significa Londra significa per lui e di come ha alimentato il suo processo creativo durante il lockdown.
 
Quale parte di Londra frequenti di più?

Vivo a Maida Vale, quindi negli ultimi sei mesi ho trascorso tanto tempo nel mio quartiere, ed è stato davvero fantastico. Mi piace moltissimo qui, siamo circondati dal verde. Posso camminare fino a Hampstead Heath o Regents Park, ed è bellissimo. Sembra molto tranquillo e pacifico, ma posso anche arrivare a piedi in centro. Sono circondato da un sacco di alberi, è come un piccolo paesino nascosto nel cuore della città.

Come descriveresti la cultura creativa londinese?

Penso che a Londra il mondo creativo sia decisamente una comunità. La forza del pool creativo stia davvero in questo, credo. Nel senso che designer, fotografi, registi, attori, musicisti, tutti si incontrano. Prima della pandemia, il lavoro e i progetti arrivavano in maniera naturale da momenti di socialità e conversazioni. Da sempre, c'è uno scambio vivace e libero nella comunità creativa. Ovviamente in questo momento ci sono delle restrizioni nell’uscire e incontrare persone, ma penso che si tratti di trovare nuovi modi per far sì che queste conversazioni avvengano naturalmente e crescano.

Come descriveresti il London style?

Non segue le regole, va bene un po’ tutto. Si tratta davvero di esprimere un punto di vista personale. Penso che le idee tradizionali sul London style siano superate. Non vedo più elementi di quello stile collettivo, penso che Londra sia molto più interessante di così. Tutti stanno incrociando sempre di più i loro riferimenti e penso che questo si rifletta nello stile. È molto libero, si tratta di esprimersi e semplicemente di infrangere le regole.
Ultimamente hai pubblicato un progetto su Londra, puoi dirci qualcosa di più a riguardo?
C'è un fotografo/regista di nome Eddie Whelan, adoro il suo lavoro. Crea opere astratte davvero psichedeliche. Quindi ho pensato, Dio, come mi piacerebbe lavorare con lui.
L'ho chiamato e abbiamo organizzato tutto. Immagino che questo si colleghi a quello che stavamo dicendo riguardo alla comunità. Abbiamo avuto lunghe conversazioni telefoniche: io a casa mia, lui dall'altra parte di Londra, chiuso in casa sua.
Come si è sviluppato il progetto?

Mi ha detto che usciva un'ora al giorno, facendo qualche filmato di Londra e poi lavorandoci sopra in digitale, distorcendolo un po’. Ho pensato che fosse interessante, quindi ho iniziato a scrivere una sceneggiatura. Mi ha mostrato le riprese, poi io ho lavorato alla sceneggiatura. Ne è venuta fuori questa specie di meditazione su quello che stava succedendo. Ho chiesto all'attrice Gwendolyn Christie di fare da narratrice. 

Quindi il lockdown è stato un’ispirazione per te?

Mi ha ricordato che la necessità aguzza l’ingegno. Se vuoi creare qualcosa, trovi un modo per farlo. In un modo strano, trovo parametri e confini abbastanza liberatori. Se hai a disposizione tutto, puoi sentirti sopraffatto. Abbiamo creato questo cortometraggio di fantascienza molto psichedelico nel bel mezzo del lockdown, è stata davvero un'esperienza straordinaria.
 

Com'è la tua giornata tipo al momento?

È diversa ogni giorno. Voglio dire, in questo momento, sto lavorando a questo nuovo progetto PERFECT con Katie Grand e l'editore di LOVE, Catherine Russell, ed è davvero entusiasmante. Siamo in fase di preparazione e stiamo organizzando incontri. Stiamo davvero costruendo qualcosa da zero, ed è bellissimo. Ogni giorno è molto diverso.

Dicci di più di questo nuovo progetto.

È fondamentalmente una media company e una sorta di agenzia creativa. I vecchi modelli dell’editoria sembrano ormai superati. I brand hanno esigenze e requisiti molto diversi e cercare di adattarli a un modello tradizionale di rivista cartacea può essere un po’ come voler far incastrare un quadrato in un buco rotondo. L'idea è di avere un piccolo pool ristretto di professionisti interni, alcuni da LOVE, altri da tutto il mondo. Sarà una specie di collettivo e per ogni progetto su cui lavoreremo, lo riconfigureremo per realizzarlo al meglio. Potremmo lavorare a una mostra, un film, o offrire una consulenza di design, progetti digitali – ci sarà sicuramente anche una parte dedicata alla stampa cartacea.
Quali sono i nuovi talenti creativi di Londra che dovremmo conoscere?
Trai pittori più giovani, c'è George Rouy. Amo i suoi quadri. Hanno un che di ultraterreno e sognante. E un giovane fotografo londinese di nome Kai. È arrivato dalla Sierra Leone nel 2003, più o meno. Stava facendo foto incredibili alla protesta del BLM, e abbiamo lavorato con lui per una copertina di LOVE
Dopo una lunga giornata, dove vai a rilassarti?

Devo essere sincero, il mio posto preferito sarebbe sempre qui, a casa in soggiorno con un gruppetto di amici stretti.

Assolutamente. È sempre la cosa migliore, non è vero?

Sì, è sempre molto divertente. Puoi passare una serata fantastica ed è sempre la ciliegina sulla torta di una bellissima serata.
Qual è il tuo posto preferito per mangiare?
È difficile scegliere, ma devo dire che è un ristorante italiano a Chelsea chiamato La Famiglia. C’è da molto tempo, penso dagli anni Sessanta, e non è molto cambiato. Si è un po’ aggiornato, ma lo spirito e l’atmosfera sono gli stessi. Ogni volta che ci vado, mi sembra di essere in vacanza. E fanno il mio piatto italiano preferito, il vitello tonnato, che è fondamentalmente una fettina di vitello tagliata sottile con sopra maionese tonnata. Non l'ho descritto molto bene, ma è delizioso. Adoro andarci, sono davvero divertenti. C’è un’atmosfera familiare meravigliosa. 

A parte dove vivi adesso, quale parte di Londra ti rispecchia di più?

Sai che è strano. Mi piace molto il posto dove sto a Londra, è davvero speciale. Sicuramente apprezzo luoghi con più spazi all'aperto, una sorta di campagna. Dopo tutto quello che è successo quest'anno e dopo essere rimasto un po’ bloccato a Londra, ho di certo considerato e sognato un posto con più spazio fuori. Non necessariamente in qualche altra zona di Londra. Mi piacerebbe avere un luogo dove poter scappare. C'è quella vecchia citazione di Samuel Johnson, "quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita". Penso che sia un po’ vero.
 
Qual è il prossimo passo per te?
Sto lavorando a un libro con Rizzoli sulle mie icone di stile personali.
 

Non vediamo l'ora di scoprirlo, grazie per il tempo che ci hai concesso, Ben!