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L'eco-sostenibilità conquista il mondo della progettazione
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Edition 98
25.08.2020
Riuso e ricerca di materie prime controllate e certificate muovono la filiera dell'arredo. Non solo aziende virtuose, ma veri e propri progetti per promuovere la cultura green

In un mondo che sta cambiando, e con esso gli stili di vita e il modo di vivere le nostre case, c’è una tendenza che sembra non tramontare mai: l’eco-sostenibilità. L’onda verde che sta coinvolgendo ormai da tempo i principali settori dell’industria italiana e internazionale tocca anche le aziende e i progettisti di design e architettura.

Una necessità, più che una scelta, che sta prendendo sempre più piede. “In Assarredo stiamo lavorando su questi temi che riteniamo cruciali per aiutare i nostri produttori ad andare oltre oceano", ha detto Claudio Feltrin, presidente Assarredo e presidente di Arper spa, azienda italiana che crea sedute, tavoli e complementi di arredo per la collettività, il lavoro e la casa. "In cima alle priorità c’è il tema delle certificazioni: di prodotto ma anche e sempre più ambientali. Ottenere le certificazioni che servono per accedere ai mercati più evoluti ha un costo importante per le aziende, ma rappresenta un passaporto per accedere a mercati e segmenti rilevanti, soprattutto per il mondo contract. La sostenibilità è un tema centrale, sulla quale sentiamo il bisogno che il Governo sia di supporto alle aziende”.

Imprese, progettisti, società e politica devono quindi inevitabilmente creare sinergie e strategie comuni. Sul piano produttivo, la sfida è quella di ridurre i consumi da una parte e considerare il riuso come nuova opportunità. Lo sa bene Rossana Orlandi, nota gallerista milanese, che nella scorsa edizione della design week meneghina, ha lanciato il progetto “Guiltlessplastic”, la cui evoluzione si potrà vedere il prossimo autunno, durante Milano Design the city, al Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, con una mostra sulla responsabilità dell’arte e del design nel creare e proporre opere e progetti che raccontino e salvaguardino la bellezza della natura per una convivenza etica ed estetica tra uomo e pianeta; e con il Ro Plastic Prize 2020, l’exhibition e la premiazione dei finalisti delle cinque categorie della seconda edizione del Premio internazionale.


L’idea alla base di Guiltlessplastic consiste nel considerare le plastiche non come un nemico, ma come una risorsa preziosissima. È il loro buon uso e la nostra capacità di limitarne gli sprechi e di riutilizzare le risorse a fare la differenza. Ecco quindi che la Orlandi, negli ultimi anni, ha chiesto a progettisti provenienti da tutto il mondo di disegnare e creare oggetti con plastica riciclata. Ne sono nati prodotti come la Tombstone Chair di Fernando Mastrangelo, artista contemporaneo con base a Brooklyn che mescola forma, contenuto e materiali, creando universi in cui i paesaggi e la natura umana sono stratificati e interconnessi. O come l’olandese Diederik Schneemann, che lavora usando materiali di scarto. Il vaso Flip Flop, fatto con il riutilizzo delle classiche infradito da mare in plastica, ne è un esempio.

Al di là delle opportunità legate ai nuovi materiali più sostenibili e rispettosi dell’ambiente o al recupero di quelli vecchi, il cambiamento però deve avvenire fin dal pensiero progettuale. In netta controtendenza con una società che impone la costante rincorsa al nuovo e all’usa-e-getta, il design e l’architettura devono tornare a creare prodotti durevoli e dall’estetica che va oltre le mode del momento, che poi è l’essenza del grande design italiano e internazionale che ha dato vita a icone senza tempo, progettate 50 anni fa ma che ancora oggi arredano le case più belle. Ed è proprio partendo dal concetto di recupero come rinascita di oggetti del cuore, che Nicoletta Gatti ha pensato al suo Renaissance rehab, evoluzione delle “Sedute esaurite”, progetto in cui a vecchie poltrone viene data nuova vita attraverso l’utilizzo di tessuti preziosi.

“Renaissance rehab vuole valorizzare la rinascita della manodopera italiana, del savoir-faire artigianale dei nostri maestri tappezzieri e la creatività degli editori tessili con i loro tessuti fuori collezione, partecipando tutti insieme al progetto di sostenibilità di lunga vita dell’oggetto", ha spiegato Nicoletta Gatti. Un vero e proprio tour itinerante, nei laboratori di sei artigiani, in altrettante città (Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Bari), valorizzando il calore e la bellezza delle botteghe. Ogni incontro sarà un laboratorio di sartoria dedicato al recupero delle proprie sedute del cuore. Il pubblico potrà lavorare con Nicoletta in spirito collaborativo per creare pezzi bespoke, portando le sedute di persona o una foto dell’oggetto con la propria storia.

I tessuti selezionati provengono dai cataloghi fuori collezione di rinomate aziende italiane, come Rubelli, Dedar, Brochier e C&C Milano. Occorre infine ricordare che l’intera filiera del legno è per tradizione uno dei cicli produttivi ambientalmente più virtuosi, partendo proprio dalla materia prima. Spesso vengono usati legni di riuso o provenienti da aree di riforestazione controllate. In Umbria, “cuore verde d’Italia”, c’è addirittura una foresta che monitora il cambiamento climatico attraverso i suoi parametri vitali: 146 ettari di cerro, carpino e douglasia, tra Città della Pieve e Piegaro, di proprietà della famiglia Margaritelli, nota per il brand di design Listone Giordano, che opera nel settore delle pavimentazioni lignee d’alta gamma. Da tempo, il Progetto This My Forest ha messo al centro della propria attività la valorizzazione di questa foresta, che sta assumendo sempre di più il ruolo di laboratorio sperimentale per lo sviluppo di alta tecnologia del legno e di salvaguarda ambientale attivando varie collaborazioni in questo settore, a partire da quella scientifica condotta con il Centro euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici.

Trace (Tree monitoring to support climate adaptation and mitigation through Pefc certification) è il nome del progetto scientifico in vita fino al 2021, che studia in particolare le condizioni di salute degli alberi, il livello di inquinamento ambientale e gli sviluppi del riscaldamento della Terra. Un progetto che vede la partecipazione anche di altri Paesi come Cina, Russia, Spagna e adesso anche l’Italia: da una parte permette di gestire correttamente il patrimonio boschivo e dall’altra, grazie all’impiego dell’innovazione, raccoglie informazioni e dati su ciascun albero, utile a comprendere il processo di riscaldamento della Terra. La Foresta di Piegaro, premiata con ADI Innovazione 2019, è diventata una sorta di laboratorio a cielo aperto di cultura ambientale sostenibile, in collaborazione con la Fondazione Giordano nell’ambito dell’esperienza di Natural genius, un programma di collaborazioni che unisce la cultura d’impresa alle arti: dal design, alla musica, alla fotografia, alle arti visive e molto altro. Come il progetto di sperimentazione della “foresta che suona”, proposta con Federico Ortica, sound artist che ha messo in risonanza gli alberi, realizzando un concerto facendo “suonare” le piante. La tecnologia al servizio dell’ambiente e viceversa per raccontare lo stato di salute del pianeta e creare momenti unici dove natura, scienza, musica e arte si fondono insieme.

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